La vita trionfa sulla morte

 

Pensi mai al senso della vita? Perché siamo qui? Forse domande del genere emergono quando riceviamo notizie che preferiamo non ricevere, la scomparsa di uno zio, la moglie di un amico morta per la ragione sbagliata.

Possiamo semplicemente giustificare la notizia dicendo che questo è il cerchio della vita?

Non ho l’abitudine di leggere le colonne dei necrologi sul giornale, ma di tanto in tanto ho letto di persone a me sconosciute. Molti hanno vissuto una vita lunga e piena, hanno contribuito alla società in modo significativo, sono stati visibili all’interno della loro comunità. E allora penso quanto ne siano fiere le loro famiglie, e immagino anche la ferita e il dolore che stanno vivendo.

Nel giorno della Commemorazione dei defunti, e anche negli altri giorni dell’anno, le riflessioni sgorgano senza un apparente filo logico…

Non sono estranea alla morte. Mi turba e mi tocca profondamente. Trovo la morte emotivamente travolgente. E’ ferita, compassione, tristezza, dolore, empatia, amore tutti avvolti insieme che colpiscono come uno tsunami.

Ho perso amici e colleghi per incidenti e malattie. Ho perso i miei genitori, amati e coccolati fino al loro ultimo respiro. Ho perso il mio compagno di vita e viaggio, dopo alcuni intensi e robusti anni vissuti fra tribolazioni fisiche e morali.

Il pensiero della morte mi accompagna fin dall’infanzia, e solo le esperienze di lutto vissute hanno provocato un cambiamento nella percezione e nel modo di affrontarla.

I giovani raramente pensano alla morte, vivono la vita come se ne fossero immuni. Le persone anziane tendono a prepararsi e la accettano come un evento naturale e inevitabile. L’esperienza e la realtà hanno temperato le loro emozioni. Il dolore e il male sono ancora lì, così come la riflessione sugli aspetti positivi della vita dell’individuo. Per alcuni, la loro preoccupazione più grande è se sopravviveranno ai loro amici o familiari, e chi si occuperà del loro funerale.

Sono grata che il mio pensiero sulla morte sia più che compensato dalla mia passione per la vita.

Dove ci porta questa breve dissertazione sulla morte? Potrebbe essere la fine di un viaggio, o l’inizio di uno nuovo, a seconda delle proprie convinzioni.

Cosa sarebbe scritto sulla lapide? Si torna di nuovo alle domande fondamentali:

qual è la mia missione, il mio scopo, il mio obiettivo?

Un riconoscimento potrebbe essere:

“Qui giace una persona onesta che ha curato le persone che la circondavano, ha rispettato gli altri e ha fatto una differenza positiva nella vita di tutti quelli che ha incontrato”.

Immaginare come vogliamo che gli altri ci ricordino, potrebbe fornire una bussola preziosa per aiutarci nel percorso della vita.

In un mondo perfetto, forse la cura e la comprensione potrebbero estendersi ben oltre la nostra comunità e il nostro paese. Immagina un legame comune basato sul desiderio di verità, giustizia, felicità, pace e rispetto reciproco.

Secondo uno studio pubblicato su Nature Communications potremmo vivere fino a 150 anni. Per Richard Faragher, professore di Biogerontologia all’Università di Brighton, come precisa in un suo articolo su The Conversation, per raggiungere o addirittura superare i 150 anni di vita bisognerebbe avere un’ottima genetica e abitudini impeccabili in fatto di dieta e  esercizio fisico.

Non ci resta che una opzione. Impegnarci ogni giorno per influenzare molto la vita – la nostra e quella degli altri.

Anna


Foto di Gerd Altmann da Pixabay